Patronessa

Santa Teresa
de Ávila
Di noi.



VII CPSC Sandomierz 2008



Il collare sopra la scacchiera.

Qualche tempo fa ho detto ai miei co-fratelli che vado in vacanza ... a Radom. „Ah! ma perché a Radom?” - chiedevano stupiti. Ho sorriso, sostenendo che Radom è una bella città. Il vero motivo però era il III Campionato Polacco di Scacchi del Clero che hanno avuto il luogo nel mese di luglio in un seminario ospitale di Radom.

Sono venuti dieci di noi da diverse parti della Polonia. Ognuno con una categoria di scacchi. Tutto è accaduto come in tornei reali: un’ora per un gioco per un partecipante sotto l’occhio vigile di un giudice della classe di stato.

Don Zbigniew Wądrzyk di Gdańsk era imbattibile e ha vinto il 100% dei punti. Quello che scrive queste parole - con un po’ di fortuna nell’ultimo turno - è stato vice campione. Prima del torneo ero preoccupato che se per caso perderò con il domenicano i miei fratelli gesuiti non me lo avrebbero perdonato. Ma niente di tutto questo è accaduto perché nessun domenicano - giocatore di scacchi è venuto a Radom. I media locali (radio, televisione e stampa) quasi ogni giorno informavano sul torneo che è comprensibile a causa della cosiddetta stagione dei cetrioli quando non succede niente. E i signori con i collari sopra le scacchiere fanno - come dicono gli Italiani - la notizia. Una stazione radio ha annunciato che il campionato di scacchi del clero serve per l’integrazione del clero. Bello! Alcuni hanno bisogno di aggiungere per ogni cosa un’idea grande.

Nel frattempo nel gioco degli scacchi più interessante è appunto il gioco degli scacchi come in un gioco di bridge è più importante il bridge. Anche se apparentemente Janusz Korwin Mikke spiegava la superiorità professionale dell’uomo sulla donna in questo che durante gli studi le ragazze studiano ed i ragazzi giocano a bridge. Lo studio limita e bridge sviluppa l’inteletto. Ricordando quest’osservazione, durante i miei studi a Roma cercavo almeno una volta al mese propriamente gareggiare con un nobile gruppo. Si è scoperto che la teologia dogmatica va bene con il gioco a bridge.

Anche se negli scacchi appunto gli scacchi sono più importanti, è senza dubbio che questo gioco reale può essere considerato come una metafora della vita spirituale. Non mancano i disegni di un uomo o di un angelo che giocano a scacchi con uno spirito maligno. In Maestro e Margherita il satana Woland gioca la partita per il quale - come nota consapevolmente Margherita - ogni rivista di scacchi darebbe molto per poter stamparla. In scacchi, come nella vita spirituale c’è bisogno di strategia e di tecnica. Dobbiamo chiederci gli obiettivi giusti a lungo termine e scegliere le misure adeguate per essere in grado di realizzarli. S. Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi spirituali prima definisce lo scopo della vita di un uomo e poi afferma che „un uomo dovrebbe usare le creature in tale modo che lo aiutano a fare progressi al suo scopo e in misura tale che deve liberarsi da essi quando disturbano di raggiungere lo scopo”. Lo stesso accade negli scacchi: pedoni e figure è necessario utilizzare quanto più, se ... a volte - come nella vita spirituale - vale la pena sacrificare qualcosa per raggiungere un bene più grande a lungo termine. Tale dedizione nella fase iniziale del gioco si chiama gambit.

Nessuna postmoderna spontaneità nella ricerca di un’immaginaria (soggettiva) verità della realtà non ci porta ai buoni risultati. Incomprensibile moda che ognuno ha la sua verità inferiore si rileva fatale. Bisogna rispettare delle regole ovvie ed ascoltare il giudice. Succede che i giocatori non conoscono delle regole (p.es. che la figura toccata va) e poi hanno un rancore. Lo stesso accade nella vita spirituale: qualcuno fa grossi errori perché non deve ascoltare nessuno e poi è sorpreso che tutto gli è sbriciolato. „E io vincevo” - dice triste e deluso giocatore. „E stava andando così bene” - sospira un uomo a cui la vita sta scivolando via, lasciando l’amarezza in bocca. Vecchio proverbio di scacchi insegna così: „Quando qualcuno sostiene di aver avuto una vittoria, non lo negare; in realtà - ha avuto ...”.

Sia negli scacchi sia nella vita bisogna essere un pellegrino conseguente. Infatti una passeggiata spensierata sulle scatole bianche e nere può costare un bel po’. Gli scacchi sono solo gli scacchi ma nella vita è proprio la vita.

Don Dariusz Kowalczyk - Gesuiti

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