Patronessa

Santa Teresa
de Ávila
Chiesa e scacchi.

Chiesa e scacchi.



Autore durante VII CPSC Sandomierz 2008.

Il Cielo spetta ai pedoni.

2012-10-18.

No! Il titolo non si riferisce a nessun gioco all’interno della chiesa. È veramente di scacchi... All’inizio di ottobre ho partecipato al Campionato Internazionale di Scacchi del Clero a Roma. Erano 3 Polacchi, 1 Indiano, 1 Filipino e Italiani. Sono riuscito a prendere il quarto posto. Avrebbe potuto essere migliore, ma avrebbe potuto essere peggio perché c’era con chi perdere. Basta notare che il vincitore del torneo precedente (nel 2010 a Carugate vicino a Milano) don Valerio Piro di Napoli che ha una categoria „candidato per il maestro” a Roma era solo quinto. Ha vinto il francescano Marcello Bonforte di Chieti.

Vale la pena ricordare che in Polonia i tornei di scacchi del clero si svolgono già da 11 anni. Ultimamente si sono tenuti a Łomża e il campione è stato don Stanisław Bąk dall’arcidiocesi di Przemyśl. „Chiesa e scacchi” è un tema che ha la sua storia. Si scopre che all’inizio del secondo millennio i sacerdoti davano la passione ai giochi diversi, trascurando così i suoi doveri pastorali. Nel 1061 San Pietro Damiani scrive la lettera a papa Alessandro II di vietare il gioco degli scacchi che definisce come „ingiusto, assurdo e voluttuoso”. Qui bisogna notare che in quei tempi il gioco di scacchi era a volte in combinazione con il lancio dei dadi che decideva che pedone dovrebbe muoversi.

Tutto questo solo per „modificare” le scommesse sul denaro. La goccia che ha rotto il bicchiere di amarezza è stato il fatto che il vescovo a Firenza a causa del gioco agli scacchi non è venuto alla cattedrale dove l’aspettava la folla di fedeli riuniti per la Messa. Gerarca fiorentino è stato punito e gli scacchi sono stati considerati malvagi. Bisogna notare che in generale non si trattava dello stesso gioco ma l’uso che ne fa la gente, compresi i sacerdoti. Nel XV secolo c’era una serie di spettacolari „mucchi di vanità” dove bruciavano i dadi, carte e scacchiere. San Bernardino di Siena nel 1425 a Perugia così ardentemente ha intervenuto contro i passatempi vane che le persone hanno portato in risposta vari oggetti per giochi, tra l’altro gli scacchi per bruciarli in piazza.

Si dice che un giorno un religioso confratello di San Bernardino a Barcellona ha bruciato in un giorno 2600 scacchi. I roghi simili faceva famoso Geronimo Savonarola. Uno dei testimoni di questi avvenimenti ha scritto che hanno costruito un rogo alto 30 cubiti dove „c’era non poca quantità di scacchi e altri simili strumenti di satana”. Gli scacchi sono stati riabilitati grazie ai Medici e in particolare grazie al figlio di Lorenzo il Magnifico, Giovanni che nel 1513 è diventato Papa Leone X. Si è scoperto che dalla sua giovinezza era un giocatore di scacchi appassionato e come Papa ufficialmente ha ripristinato il gioco come un modo equo di trascorrere il tempo libero. Nella „Storia dei Papi” di Ludwig von Pastor leggiamo: „Papa Leone di solito sottometteva la partita quando aveva una posizione in perdita, il che dimostra la sua efficienza perché sapeva molto prima quello che stava per accadere...”Infatti, oggi in una partita di scacchi su un livello più alto, sarebbe imbarazzante giocare fino alla fine, fino a raggiungere il matto. Gli scacchi hanno anche la sua patronessa.

I vescovi spagnoli nel 1944 hanno riconosciuto la patronessa dei giocatori di scacchi Santa Teresa la Grande (morta 1582) che - come lo descrive Henryk Szubzda in „Curiosità di scacchi” - già da bambina ha giocato a scacchi con padre e fratelli. Allora non c’è da stupirsi che una volta disse: „A volte, però, come si dice, si può anche giocare a scacchi”. Una volta le religiose hanno chiesto Teresa di scrivere un libro sulla vita contemplativa. Teresa cercava di soddisfare questa richiesta. Ha dato i primi 15 capitoli alle sorelle a leggere prima della pubblicazione dell’opera. Loro, tuttavia, erano un po’ deluse perché in attesa di considerazioni di grande misticismo Teresa ha scritto su questioni abbastanza ordinarie come umiltà e sincerità. Nel prossimo capitolo „Strade di eccellenza” perché appunto si tratta di quest’opera, Santa risponde a questa delusione: „Imposto prima, per così dire, i pedoni sulla scacchiera, prima di iniziare il gioco... Una cosa è certa, chi non riesce a impostare i pedoni di scacchi non sa niente su questo gioco; chi non può dare lo scacco non può dare neanche il matto”.

Tali analogie tra la vita spirituale e scacchi troveremo da Santa Teresa di più. Favorevolmente di scacchi come il gioco stesso buono e giusto scriveva San Francesco di Sales (morto 1622). Solo metteva in guardia di non esagerare. „Qualcuno che ha giocato a scacchi 5 o 6 ore, si alza dal tavolo spiritualmente esausto”. Anche se io avrei discusso con San Francesco se si tratta di stanchezza spirituale o moglio psico-fisica. Tra tante metafore di scacchi mi piace di più quella trovata nel libro di Fabio Stassi „Rivincita di Capablanca”. Il geniale giocatore cubano di scacchi chiede se stesso: „Che cosa sogna il pedone?”. E risponde: „Per cambiare la natura. Per ottenere l’ottava riga. Non accettare la miseria della sua condizione. La chiave è l’ansia di metamorfosi, il sogno dei pedoni di diventare la regina”. Infatti, nel gioco a scacchi un pedone se si troverà sull’ultima riga può diventare capitano (regina), può trasformarsi. Non è una bella metafora della condizione umana, fragile e limitata che davanti a se ha una bella prospettiva di trasformarsi, di diventare un re? „Sono i pedoni” - dicono orgoglioso di questo mondo di questi più piccoli. Ma il regno del cielo appartiene ai pedoni ...

Don Dariusz Kowalczyk - Gesuiti

Fonte: Gość Niedzielny - Chiesa e scacchi.

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